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al testo di Emilia Filocamo
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Quando sei arrivato, i tubicini delle stelle erano schiusi o già pronti alla rivoluzione e c'era tutto intorno il rumore che le strade hanno quando ancora nessuno può zittirle. Il netturbino, o il cane nervoso per l'amplesso, per l'osso che non fora lo scheletrame sbilenco dei rifiuti. Ammainati dietro le finestre stavano decine di bambini con il capo caldo nella cuccia/dormitorio di braccia mamme e papà forzuti insonni. Con i giochi ripassati nelle ceste, e tanti dolci " vai a nanna" colati come cera di candele. Apine di pochi giorni. Sai? Sembrano biglie dai nomi variopinti con la febbricola alitata sul cuscino, due fili di capelli a fargli molli i sogni. Forse ho peccato allora. E pecco adesso. Quando mi voglio in uno spazio avaro, senza pretese, educata dalla tua mano ad infilarmi al buio un segreto ancora implume. |
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